No me puedes tentar también con una de mis poesías preferidas: la traduje porque en Italia no conocen al gran Hernández dime cómo te suena:
(In Orihuela, il suo paese e il mio, mi è morto come il fulmine Ramón Sijé, che tanto amavo).
Io voglio essere il contadino
Della terra che occupi e alimenti,
compagno dell'anima, così presto.
Alimentando piogge, conchiglie
E organi il mio dolore senza strumento,
ai tristi papaveri
darò il tuo cuore per alimento
tanto dolore si racchiude nel mio petto,
che per dolere mi duole persino il respiro.
Un pugno duro, un colpo gelido,
una sferzata di ascia invisibile e omicida
una spinta brutale ti ha abbattuto.
Non c'è spazio più grande della mia ferita,
piango la mia sventura e i suoi effetti
e mi duole più la tua morte della mia vita.
Cammino su terre di defunti,
e senza il calore di nessuno e senza consolazione
vado dal mio cuore ai miei problemi.
Presto elevò la morte il volo,
presto arrivò l'alba
presto stai rotolando per terra.
Non perdono la morte innamorata,
non perdono la vita disattenta,
non perdono ne la terra ne la creazione.
Nelle mie mani innalzo una tormenta
Di pietre, fulmini e asce stridenti
Assettata di catastrofi e affamata.
Voglio affondare la terra coi denti,
voglio separare la terra
a parte a dentate secche e calde.
Voglio minare la terra fino a trovarti
E baciare il nobile teschio
E toglierti dalla morte e restituirti
Tornerai nel mio orto e nel mio fico:
attraverso le scale dei miei fiori
svolazzerà la tua anima di ape
dalle cere angeliche e laboriose
Tornerai al tubare delle finestre
Degli innamorati contadini.
Rallegrerai l'ombra delle mie ciglia
E il tuo sangue se ne andrà da parte a parte
Disputando la tua fidanzata e le api.
Il tuo cuore di velluto piegato,
chiama un campo di mandorle di spuma
la mia voce avida d'innamorato.
Alle alate anime delle rose..
Di mandorli di panna ti richiamo,
che dobbiamo parlare di tante cose
compagno dell'anima, compagno.
(10 gennaio 1936)
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